E’ possibile che ci siano luoghi la cui energia profonda aiuti a dissociare lo spirito dal corpo, luoghi particolarmente sensibili che costituiscano, per la natura delle forze che li attraversano, una porta del cielo. Ha scritto Louis Charpentier: “Ci sono luoghi…in cui abita lo spirito; dei luoghi in cui l’uomo si può impregnare di spirito o, se si preferisce, dove si sviluppa in lui il senso del Divino, ed è proprio questo il più grande dono che la Terra e il Cielo possano fare all’uomo”.
Questi luoghi possiamo ritenerli il corrispondete sulla terra dei centri che la mistica orientale individua nel corpo umano. Nello yoga sono sette i centri vitali chiamati chakra, ossia ruote, concentrando sui quali la mente ed il respiro verrebbe risvegliata un po’ per volta la kundalini, l’energia che si crede corra sinuosa lungo la colonna vertebrale fino al cervello. La kundalini è detta la “potenza del serpente”, con un simbolo che l’esoterismo occidentale ha associato alle forze telluriche che emergono dagli abissi della terra.
L’Ebraismo ha conosciuto alcuni di questi centri sottili: “Nella Bibbia si può riscontrare l’attenzione a parti del nostro corpo che richiamano luoghi più sottili, canali di apertura spirituale che danno all’uomo la possibilità di raggiungere una visione più profonda della realtà e quindi una partecipazione più cosciente ad essa”[1]. Essi venivano attivati sacralmente con l’imposizione delle mani. Così anche nei riti del Cristianesimo è riscontrabile un’attenzione ai chakra superiori: “Nel Battesimo il segno della croce viene tracciato sulla fronte, sul cuore, sulla nuca; nella Confermazione l’imposizione della mano e la croce tracciata col crisma raggiungono prima la sommità del capo e poi la fronte. Lo spazio fra le sopracciglia è sempre stato riconosciuto come centro di illuminazione… Si tratta insomma di una serie di dati che ci rivelano una conoscenza dei centri sottili del corpo umano anche da parte della cristianità primitiva”[2]. L’esicasmo, la pratica ascetica della chiesa d’oriente che presenta chiari legami con il dihkr, l’invocazione islamica ritmata del nome di Dio, e con la disciplina yoga, associa la pronuncia ripetitiva del nome di Gesù alla respirazione attraverso i chakra del cuore e dell’ombelico. La chierica dei religiosi, il taglio circolare dei capelli sulla sommità del capo, corrisponde al chakra superiore, quello che si attiva nello stato di illuminazione, quando l’io personale si congiunge con quello cosmico: il suo nome è Corona. Anche l’aureola dei santi simboleggia questo chakra e lo stato mistico che vi corrisponde.
Non può non colpire l’affinità fra i chakra ed il sistema delle sephirot cabbalistiche, la prima delle quali, la più alta, è Keter che significa anche in questo caso Corona. Il numero è diverso, dieci invece di sette, ma queste emanazioni dell’Eterno, come i chakra, hanno una corrispondenza immediata con gli stati psichici e la crescita spirituale. Ma non è questa la sede per affrontare un tema così complesso.
Secondo la concezione sacra che ci giunge dall’antichità, il mondo e l’uomo sono simili, sono fatti della stessa natura e sono permeati della stessa energia vitale. Il mondo è vivo ed ha una propria anima, l’Anima Mundi platonica. Nell’Avesta mazdeo si legge che il mondo è un “angelo”: “Noi celebriamo questa liturgia in onore della Terra che è un Angelo”. Se dunque gli antichi intuivano la presenza nella persona di centri sottili, per la corrispondenza fra l’uomo ed il cosmo anche l’angelo del mondo doveva averne di analoghi ed era possibile avvertirne l’esistenza.
Fino a non molti anni or sono, l’idea dell’esistenza di luoghi la cui energia possa influire sulla mente avrebbe fatto sorridere la maggior parte delle persone. Eppure è innegabile come la natura sia esposta ad energie invisibili della terra e del cielo che ne modificano i ritmi. Tutti conosciamo l’influenza che la luna esercita con il suo ciclo sul nostro mondo, sulle sue acque, sulla crescita delle piante, sulla nostra stessa psiche: ancora oggi nella terminologia popolare il termine “lunatico” indica una persona soggetta a sbalzi di umore secondo i moti del nostro satellite. Sappiamo quanto le tempeste solari possano alterare le onde radio delle nostre comunicazioni ed i nostri stessi ritmi energetici. Abbiamo la consapevolezza di vivere in un bagno perenne di materia sottile e densa, che vibra continuamente secondo ritmi ondulatori e frequenze musicali. Abbiamo verificato la presenza di un enorme campo elettromagnetico generato dai movimenti del nocciolo incandescente del pianeta e le continue interazioni di forze fra la Terra e il resto dell’universo, dove ogni corpo vibra ed emette energia. Abbiamo imparato ad utilizzare geomagnetometri per calcolare l’intensità di queste correnti telluriche. Si sta sviluppando ed estendendo il ricorso ad una bioarchitettura, attenta a costruire abitazioni che rispettino le energie sotterranee e celesti. Si riscopre l’antica arte geomantica cinese del Feng Shui, che progetta gli edifici secondo le forze invisibili che ci avvolgono.
Anche l’acqua che scorre sotto terra influisce sulla salubrità delle cose, sulla salute di chi vi abita e sul suo stato psichico. Persone con particolari sensibilità, i rabdomanti, hanno la capacità di avvertire l’intensità dei suoi flussi e riconoscerne la quantità e la profondità, ma è probabile che tutti noi siamo in qualche misura sensibili alla vibrazione dell’acqua sotterranea e che essa possa arrivare ad influire sul nostro inconscio. Quest’acqua sembra legata anche ai luoghi sacri. Nella visione di Ezechiele un torrente impetuoso, che via via si ingrossa portando vita e fertilità alla terra, sgorga sotto il lato orientale del Tempio. Anche Tacito, nel libro V delle Storie, parla di una fons perennis aquae che scaturisce dentro la cinta del Tempio di Gerusalemme. La cattedrale di Chartres fu costruita sull’ansa di un ampio fiume sotterraneo, ma i maestri costruttori ritennero di scavare sotto le fondamenta del coro altri 14 canali artificiali che, a distanze regolari e commisurate all’architettura sovrastante, confluivano in quel fiume; a Santiago di Compostella si è trovata una situazione analoga; ancora nella cripta di Chartres un pozzo di origine celtica, la cui acqua era ritenuta miracolosa, va a raggiungere la falda a 37 metri sotto la quota del pavimento, ed è significativo che la volta della cattedrale si innalzi di una misura uguale.
Correnti di energia confluiscono sulla superficie del nostro pianeta dal cielo e dalla terra, ma questo non può avvenire ovunque nello stesso modo. Possono esserci luoghi nei quali l’intensità è più alta ed influisce sulla psiche con più facilità ed altri dove rimane irrilevante; luoghi dove le rispettive vibrazioni si accordano, giungendovi con una frequenza analoga o armonica, ed altri dove risultano dissonanti.
In antico era forte la consapevolezza che l’esistenza si snodasse all’interno di possenti forze ctonie e celesti, flussi di energia che in alcuni luoghi invece di scontrarsi parevano vibrare all’unisono, creando condizioni positive perché le mente si liberasse dai legami del corpo ed ascendesse verso il divino. Avevano anche compreso che l’arte dell’uomo era capace di accentuare questo incontro, inducendo effetti benefici sulla psiche e sul corpo stesso, con la musica, con la danza, con la vibrazione della parola ripetuta, con la sonorità della pietra. Perché anche la pietra ha la capacità di cantare, se la si sappia usare nel modo appropriato ed accordarla ai ritmi armonici dell’universo. Pinuccio Sciola, straordinario artista sardo, sapeva estrarre dalla pietra l’anima musicale che vi si nasconde.
Chi innalzò menhir e dolmen lo fece perché la pietra catturasse ed amplificasse queste forze. Così chi innalzò templi, spesso a pianta circolare come quella che meglio sa raccogliere l’energia della terra e del cielo, immagine dell’ombelico della terra, del centro del mondo attorno al quale la creazione si diffonde con onde le concentriche dell’arcana sonorità del Verbo.
E’ noto che le abbazie benedettine e cistercensi erano simbolicamente considerate una scala di Giacobbe, della quale spesso portavano anche il nome, e che la fondazione di un monastero cistercense non avveniva in posti casuali, ma in quelli che l’abate individuava in modo intuitivo e per ispirazione celeste: “Numerosi monasteri cistercensi si spostarono dieci, venti anni dopo la loro fondazione, come Chiaravalle, come Le Thoronet prima creato a Floriege, per altre sedi più convenienti, miracolosamente designate agli abati da un sogno o da una visione“[3]. Non si trattava solo di scegliere un posto più sano o più funzionale alla logistica monastica: il riferimento alla visione dell’abate rivela piuttosto la ricerca di un luogo intriso di sacro. Questa individuazione avveniva probabilmente grazie ad una capacità di veggenza e ad una sensibilità che la preghiera monastica, il digiuno e la solitudine acuivano.
In questi luoghi, gli edifici sacri cristiani si sovrappongono a quelli pagani ed alla pietra protostorica, a dimostrazione di una continuità di culto che non può essere spiegata se non con la sacralità intima e profonda del luogo stesso. Così è per la basilica fiorentina di San Miniato al Monte, costruita su un colle ritenuto sacro fin dall’antico, della quale in questo 2018 si ricordano i mille anni della rifondazione ad opera del vescovo Ildebrando e dell’imperatore Enrico II.
[1] Camici, Orlandi,”La fonte e il cuore. Cristianesimo e iniziazione”
[2] Camici, Orlandi,”La fonte e il cuore. Cristianesimo e iniziazione”
[3] Duby, “San Bernardo e l’arte cistercense”.