Beatrice, quale appare sia nella Vita Nova che nella Divina Commedia, viene identificata fin dai primi commentatori con la Sapienza (Buti, Landino…). Questa entità femminile appare analoga ed è probabilmente derivata dall’ebraica Shekhinah, la decima delle sephirot cioè delle manifestazioni di Dio, la sua Gloria, la Sua Presenza che prende possesso del Tempio dalla porta d’oriente (Ezechiele).
Nella Cabbalà la Shekhinah è immagine sia della Comunità di Israele sia dell’anima ed il suo simbolismo appare simile a quello di Maria che per i cattolici è immagine della Chiesa e di ogni anima.
In quanto Presenza, la Shekhinah, e quindi Beatrice, è la parte divina presente in ciascuno di noi, il nostro Centro, quel luogo interiore da raggiungere nel silenzio per trascendere la materia ed immergersi nella vita dello Spirito. Per questo il Centro del nostro essere è femminile. Per questo i Fedeli d’Amore, una volta iniziati, potevano fra loro definirsi Donne.
Le “sorelle mie dilette” a cui rivolge Beatrice l’annuncio della sua prossima scomparsa e di una successiva prossima riapparizione, sono i Fedeli d’Amore, a cui l’Ecclesia annuncia il periodo di silenzio dovuto alla persecuzione del Tempio promettendo una prossima resurrezione.
Di quest’attesa sono simbolo le cosiddette Madonna in attesa del Parto che appaiono in Toscana dal secondo decennio del XIV secolo.