Si tratta di una lettera a commento del post inserito qui alla data del 16 febbraio e pubblicato a pag.55 della rivista il Governo delle Idee, n.86 (marzo 2010).
Caro Renzo,
complimenti per il tuo documentatissimo saggio sulla massoneria pubblicato sul n.86 del Governo delle Idee. Mi fa piacere te ne sia occupato essendo questo un argomento che merita di essere ancora affrontato, dopo i vari incontri e dialoghi che la massoneria ha tenuto con uomini della Chiesa: Padre Esposito, Padre Benimeli e lo stesso Baget Bozzo. Tutti incontri fecondi che hanno servito a chiarire quale sia l’autentico spirito della massoneria nei confronti del Mondo e delle Religioni e quale di conseguenza potrebbe essere l’atteggiamento della Chiesa nei suoi confronti.
Un mesetto fa mi ero interessato di tali aspetti, non certo in modo tanto rigoroso, ma affrontandone alcuni che a mio giudizio meritavano di essere chiariti, soprattutto quando si ha a che fare con giovani di età e di esperienza massonica.
Li trascrivo di seguito nelle parti che possono offrire una conferma e un contributo alle tesi sostenute, documenti alla mano, nel tuo saggio.
A proposito della scomunica comminata alla massoneria dal Pontefice Clemente XII e ….
…. in base a quanto la memoria conserva su quanto di analogo è stato oggetto di mie consultazioni e riflessioni:
non solo motivazioni ideali e dottrinarie, certamente le più significative e importanti per la Chiesa, ma con molta probabilità altre prevalentemente pratiche e di più basso profilo. Clemente XII era un Corsini, fiorentino. A Firenze, se la memoria non mi tradisce, vi era almeno un altro Corsini, il nipote cardinale Neri, buon osservatore di ciò che accadeva nella sua città . Nel 1731, i residenti inglesi a Firenze – sembra che al tempo fossero alcune migliaia – fondarono una Loggia nella quale i partecipanti erano tutti, o quasi, di religione anglicana e, in quanto tali, nemici della Chiesa di Roma. In tale Loggia entrò anche un cittadino fiorentino, Antonio Cocchi, medico di buona fama a Santa Maria Nuova e, più tardi, il poeta Tommaso Crudeli, un giovane casentinese di buona famiglia, che, dal suo palazzo di Poppi si era trasferito a Firenze e passava il tempo a scrivere poesie e a dar lezioni di Italiano ai residenti di Sua Maestà il Re d’Inghilterra. La Loggia piacque anche agli Abati di Santa Maria Novella. Si dice che in pochi mesi ne fossero entrati ben 11. Un fatto allarmante per chiunque avesse a cuore le sorti di Sacra Romana Chiesa. Inaccettabile che tanti sacerdoti cattolici si ponessero al rischio di una costante contaminazione anglicana, il “fai da te” proclamato dal ribelle, già citato, Re d’Inghilterra.
Che tali motivi pratici vi fossero e fossero determinanti, almeno in un primo momento, è provato dal fatto che Clemente XII ha sentito il bisogno di giustificare la bolla “In eminenti” di scomunica della massoneria e dei massoni, con un “per motivi solo noi noti” (o giù di lì).
Probabilmente si è anche preoccupato di eliminare una temibile concorrenza sul piano dei rapporti coi ceti più qualificati della nobiltà e della allora nascente borghesia italiana ed europea. (universalismo, eguaglianza universale, diritti umani, unico Dio creatore).
Quell’Inghilterra era divenuta ingombrante e cercava di sottrarre al Papato il potere temporale laddove sarebbe stato difficile sottrarlo sotto l’aspetto religioso e dottrinale.
Ciò che Clemente XII si tenne per sé – o preferì non dire – lo disse benissimo, come tu giustamente sottolinei, Benedetto XIV il quale, nel compiere l’atto dovuto di conferma della bolla clementina, questa volta ne dà principalmente ragione con diversi motivi. Il secondo è preceduto da una premessa che potrebbe essere anche una conclusione “Le cose oneste amano sempre la pubblica luce; le scelleratezze sono segrete”. Il terzo è “il giuramento con il quale s’impegnano ad osservare detto segreto. Il quarto motivo è che queste Società si oppongono alle Sanzioni Civili non meno che alle Canoniche”.
Per chi non si rendesse ben conto delle date, ricorderò che queste cose non sono state dette o scritte la settimana scorsa.
Benedetto XIV è stato Papa dal 1740 al 1758, come dire duecentosettanta ed più anni or sono!
Le cose massoniche si pongono, e non da oggi, su basi diverse. Nessun segreto se non quello iniziatico che raccoglie solo ed esclusivamente e per ciascun massone, le singole esperienze iniziatiche personali; una riservatezza che resta nei confini della privacy ed è protetta solo dalle leggi in materia; nessuna opposizione alle sanzioni civili essendo a tutti gli effetti la massoneria un’associazione non riconosciuta come lo sono i partiti politici e perciò assoggettata soltanto alla leggi dello Stato come qualsiasi altra.
A proposito di relativismo ho creduto opportuno di mettere in guardia il mio giovane interlocutore con queste parole:
Te ne sarai accorto: sei entrato, mi auguro non inavvertitamente, in un campo minato dove muoversi potrebbe esserti fatale.
Per evitare di parlare di relativismo – un termine che infastidisce non poco l’attuale Pontefice – occorre che una sola religione sia quella giusta: ciò porta a concludere che tutte le altre siano in errore. Ti faresti più nemici che amici.
Con tante religioni che ci sono già, alcune antiche o antichissime, come si fa a sentire il bisogno ci crearne un’altra che sarebbe poi la religione della massoneria? Già perché parlare di un Dio massonico o dei massoni, significa crearne una nuova che prima non c’era (e che fortunatamente non c’è).
E’ una condizione fondamentale. E non perché i massoni siano atei. Anzi, tra i massoni non vi dovrebbero essere Atei, perché tutto quel che di buono si fa in massoneria, viene fatto per il bene dell’Umanità è “a Gloria Del Grande Architetto Dell’Universo” A.G.D.G.A.D.U.., appunto.
I massoni non hanno bisogno di un Dio particolare. Basta quello cui ciascuno di loro fa riferimento attraverso la propria religione. Quello della religione e di Dio è un problema tutto suo e, se buon massone, sarà geloso della propria scelta e non tollererà che altri gli insegnino come sia e quale sia quel Dio che egli onora.
Ma allora, dirai, che cos’è il G.A.D.U.? Semplice, basta leggere la costituzione massonica. Se vai all’art. 2 troverai che la massoneria “si raccoglie sotto il simbolo iniziatico del G.:A.:D.:U.:. Come dire che il Grande Architetto dell’Universo è un “simbolo”, ovvero e sbrigativamente, “è una cosa che sta al posto di un’altra cosa”.
Qui il discorso sui simboli diviene inevitabile.
I simboli si distinguono dai “segni”per certe loro attitudini. A ogni segno corrisponde un cero significato e solo quello. Un divieto di sosta a esempio significa ovunque la stessa cosa, e per tutti.
Il simbolo invece ha l’attitudine a modificare i suoi significati. Non significa per tutti la stessa cosa, ma per ogni soggetto diversifica i propri significati. Un vecchio motivo musicale può suscitare in persone diverse stati d’animo anch’essi assai diversi: momenti di gioia o di dolore a seconda della circostanza nella quale l’abbiamo udito per la prima volta, da momento, cioè, nel quale per noi il vecchio motivo musicale si è trasformarlo in un simbolo.
Il simbolo è ancora qualcosa di più: si potrebbe dire che è un oggetto che ha l’attitudine a trasformarsi in soggetto. Col simbolo si può dialogare.
Tornando al G.A.D.U. esso altro non è che un simbolo nel quale ciascun massone riconosce l’Iddio onorato dalla religione che egli professa, qualunque essa sia: Dio personale come in quelle che hanno originato o traggono origine dalla Bibbia, o Dio impersonale come in quelle basate sui principi illustrati da Spinoza (o altri ancora).
A proposito di dialogo, permettimi una citazione:
il dialogo tra tutte le religioni mondiali, anzi i dialoghi, hanno già avuto inizio e dopo discussioni garbate ma serrate in difesa dei propri punti di vista, si è giunti a una prima conclusione (v. Hans Küng). E’ stato trovato l’accordo, buddisti compresi, su una definizione comune di Dio: ed è stata votata all’unanimità quella di “Grande Architetto dell’Universo”, una definizione che va bene a chi crede in un Dio personale e a chi di Dio ha un’idea impersonale e astratta (come i buddisti a esempio).
Almeno in questa occasione la massoneria è arrivata con qualche secolo di anticipo!
A un altro giovane massoni ho inviato alcune considerazioni per chiarire meglio cosa sia la massoneria fino dal giorno di San Giovanni, 24 giugno 1717, in cui quattro Logge londinesi si riunirono tra loro per fondare la Gran Loggia di Londra,. Quella Gran Loggia che secondo gli Antichi Doveri che il Reverendo Anderse raccolse e riordinò definitivamente nel 1923 grazie ai quali la massoneria veniva descritta come “il Centro di Unione e il mezzo per conciliare sincere amicizie tra persone che sarebbero rimaste perpetuamente distanti”.
Riassumo breve mente:
Debbo confessare: non mi è mai capitato di leggere una definizione della Libertà più incisiva ed efficace di quella contenuta nei rituali massonici: In essa la libertà non consiste nel fare e nel poter fare qualsiasi cosa, ma solo ciò che non offende “la legge morale e la libertà altrui”.
Cosa suggerisce la legge morale dei massoni? La risposta sta tutta nel significato degli altri due termini del trinomio, ovvero nei significati di Fratellanza e di Uguaglianza e dei Doveri che essi suggeriscono. Sono questi i paletti che noi massoni abbiamo scelto per delimitare gli spazi della nostra Libertà.
Fratellanza e Uguaglianza: è questa la nostra legge morale, naturale, universale ed eterna che sta a guida dei nostri pensieri e delle nostre azioni.
L’introduzione dei Doveri della Fratellanza e della Uguaglianza potrebbe essere letta quale una limitazione della Libertà? La nostra sarebbe dunque una libertà limitata? No! Dobbiamo ricordarlo: la Libertà è una pianta fragile che richiede cura e attenzione per non perire. Se la volessimo totale e illimitata essa si trasformerebbe presto in “arbitrio”. E l’arbitrio, altro non è che la negazione assoluta della Libertà.
Ancora una domanda: come si può pensare di essere liberi se siamo assoggettati al sistematico appiattimento della Uguaglianza? Ebbene tale contrapposizione è più apparente che sostanziale. In realtà siamo uguali nella libertà che è come dire che siamo uguali nella diversità. Un ossimoro? No, la semplice traduzione in termini descrittivi della realtà. La nostra è un eguaglianza di diritti mitigata dai doveri, non va e non può andare oltre. Ognuno di noi sarà quello che vorrà essere. Conservare tali caratteristiche è un atto di libertà che viene compiuto nell’ambito del fraterno riconoscimento di un diritto che ci è proprio. E’ solo questa l’Uguaglianza espressa dal trinomio? Il Fratello M. estensore della Tavola. ce ne mostra alte. Una di queste è piena di fascino ed è l’Uguaglianza che discende direttamente dalla Fratellanza. Non tutti uguali, dunque, ma tutti Fratelli: uno dei miracoli della Fratellanza massonica, quella Fratellanza che elimina discriminazioni e differenze. Ho a portata di mano una parte significativa della nota poesia di Kipling dedicata a “la mia Loggia Madre”. Mi sembra illuminante. La trascrivo:
“ C’erano Rundle, il capostazione
Bearzeley, delle ferrovie
Ackman, dell’Intendenza,
Donkin, delle Prigioni
e Blake, il sergente istruttore
che fu due volte il nostro Venerabile .
C’era anche il vecchio Framjee Eduljee
che aveva il magazzino ‘Alle derrate europee‘.
Fuori, si diceva:
sergente, signore, salute, salam,
ma dentro, soltanto fratello ed era bello così !
Ci incontravamo sulla livella
e ci lasciavamo sulla squadra.
Ed io ero il Secondo Diacono
nella mia Loggia Madre laggiù. “
Splendida nella semplicità delle parole e delle descrizioni. Una lezione di Umiltà oltre che di Fratellanza. Ha più di un secolo e ancora resta per me insuperata.
La Fratellanza implica atteggiamenti di tolleranza. Un significato che va subito tolto dall’ambiguità interpretativa. Non significa tanto un mai abbastanza condannato lasciar correre dal momento che, su questo fronte, il massone conserva una propria rigidità, ma è tollerante nel rispetto delle altrui credenze e opinioni, a prescindere dal fatto che esse coincidano o siano del tutto opposte alle sue.
Come vedi non c’è proprio nulla che possa in qualche misura opporsi ai punti di vista della Chiesa, compreso il “dialogo” che l’autentico atteggiamento della massoneria ha semmai favorito.
Ho scritto “autentico”, per distinguerlo da quel residuo anticlericalismo ormai in fase di estinzione, retaggio ottocentesco sorto quando i cosiddetti patrioti trovavano nel Papato un ostacolo che si frapponeva alla realizzazione del loro disegno di un’Italia libera e unita.
Con calorosa cordialità,
tuo aff.mo Delfo
Firenze, 21 aprile 2010
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All’Architetto Renzo Manetti,
Il Governo delle Idee
Firenze