Quando Benedetto XVI ha annunciato la rinuncia al pontificato, su questo blog ho scritto che l’annuncio è stato fatto nell’anniversario della prima apparizione di Lourdes, come se il papa avesse voluto porre “la sua decisione sotto il segno della volontà di Maria, come tappa misteriosa di un percorso con cui Ella sta traghettando la Chiesa verso una nuova era…”. Il nuovo pontefice sarebbe stato, scrivevo, “un Pietro che apra la Chiesa con più determinazione al dialogo con le altre religioni, con i non credenti, con i laici, abbattendo steccati, veti e scomuniche. Un Pietro che combatta l’integralismo, il fanatismo, la cecità di molti cattolici e ricordi che la Chiesa non è fondata sul moralismo, ma sull’Amore, che a tutti apre, che a tutti perdona, che a tutti offre il suo abbraccio. Un Pietro che riconduca la Chiesa alla povertà del suo Signore, rinunciando a palazzi e privilegi, e gridi nelle piazze con l’ardore di San Francesco: “Ecco, il Signore viene! Ecco, il Regno di Dio è vicino| ed è per tutti coloro che cercano la verità, siano essi cristiani, musulmani, ebrei, buddisti, massoni, agnostici, atei”!”
Mentre tutti attendevano un pontefice italiano, magari vicino a CL, ecco che miracolosamente è apparso un pastore che per la prima volta ha assunto il nome di Francesco, con un richiamo evidente alla volontà di ricondurre la Chiesa all’umiltà ed alla povertà francescana. Come Benedetto XVI aveva fatto la sua rinuncia il giorno 11 dell’apparizione di Lourdes, così Francesco I è stato eletto il giorno 13, il numero sacro scelto da Maria per le apparizioni di Fatima.
Mi piace ricordare l’emozionante elogio che Dante fece di San Francesco:
Di questa costa, là dov’ella frange
più sua rattezza, nacque al mondo un sole,
come fa questo tal volta di Gange.
Però chi d’esso loco fa parole,
non dica Ascesi, ché direbbe corto,
ma Oriente, se proprio dir vuole.
Non era ancor molto lontan da l’orto,
ch’el cominciò a far sentir la terra
de la sua gran virtute alcun conforto;
ché per tal donna, giovinetto, in guerra
del padre corse, a cui, come a la morte,
la porta del piacer nessun diserra;
e dinanzi a la sua spirital corte
et coram patre le si fece unito;
poscia di dì in dì l’amò più forte.
…..
Ma perch’io non proceda troppo chiuso,
Francesco e Povertà per questi amanti
prendi oramai nel mio parlar diffuso.
La lor concordia e i lor lieti sembianti,
amore e maraviglia e dolce sguardo
facieno esser cagion di pensier santi;
tanto che ‘l venerabile Bernardo
si scalzò prima, e dietro a tanta pace
corse e, correndo, li parve esser tardo.
Oh ignota ricchezza! oh ben ferace!
Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro
dietro a lo sposo, sì la sposa piace.
Indi sen va quel padre e quel maestro
con la sua donna e con quella famiglia
che già legava l’umile capestro.
Né li gravò viltà di cuor le ciglia
per esser fi’ di Pietro Bernardone,
né per parer dispetto a maraviglia;
ma regalmente sua dura intenzione
ad Innocenzio aperse, e da lui ebbe
primo sigillo a sua religione.
Poi che la gente poverella crebbe
dietro a costui, la cui mirabil vita
meglio in gloria del ciel si canterebbe,
di seconda corona redimita
fu per Onorio da l’Etterno Spiro
la santa voglia d’esto archimandrita.
…
nel crudo sasso intra Tevero e Arno
da Cristo prese l’ultimo sigillo,
che le sue membra due anni portarno.
Quando a colui ch’a tanto ben sortillo
piacque di trarlo suso a la mercede
ch’el meritò nel suo farsi pusillo,
a’ frati suoi, sì com’a giuste rede,
raccomandò la donna sua più cara,
e comandò che l’amassero a fede;
e del suo grembo l’anima preclara
mover si volle, tornando al suo regno,
e al suo corpo non volle altra bara.
Giotto, amico di Dante e come lui fedele dell’Amore celeste, raffigurò a Firenze nella cappella de’ Bardi in Santa Croce l’episodio della spogliazione degli averi, mostrando un Francesco seminudo, sull’angolo di un palazzo che, nei simboli, si dimostra essere la Gerusalemme Celeste, cioè la Sposa discesa da cielo in terra, la Chiesa. La povertà di Francesco, ci dice Giotto, è la pietra angolare su cui si appoggia l’edificio della Sposa di Cristo.
Che papa Francesco sappia dunque ricondurre questa Sposa all’originaria purezza, liberandola da un’apparenza di lusso che Cristo avrebbe fustigato come i mercanti nel tempio, liberandola dai sospetti di trame oscure intessute intorno alla I.O.R., liberandola dalla vergogna dell’immoralità di troppi suoi ministri .
Che la Chiesa riapra dunque il suo cuore alla mistica ed all’ascesi, allontanate dalle parrocchie e dalle curie, relegate ormai solo nel silenzio di alcuni monasteri.
Ecco il link dell’ultima omelia da cardinale di papa Francesco.Vale la pena di leggerla ed assaporarla, perché così lontana dalle parole stereotipate della Curia di Roma.