La tradizione vuole Gesù nato in una grotta.
Ma i vangeli canonici non ne parlano. Luca scrive che Maria depose il bambino in una “mangiatoia” (II,7, 12 e 13), senza specificare il luogo, Matteo parla di una “casa”, nella quale si recano i Magi (II, 11). Marco e Giovanni non ne parlano affatto.
Molti vangeli apocrifi sono invece concordi nella descrizione di una grotta. Così il protovangelo di Giacomo (XVIII,1 e XIX,2) ed il vangelo dell’infanzia arabo-siriaco (II,2 – III,1 – IV,1) parlano di una grotta nella quale si diffonde la luce del Cristo nato. Il vangelo dell’infanzia armeno descrive dettagliatamente la grotta (VIII,6): “abbastanza grande, dove dei pastori e dei contadini, che lavoravano nei dintorni,si riunivano e mettevano al riparo le loro greggi. Essi vi avevano anche fabbricato una mangiatoia per il bestiame, in cui davano da mangiare ai loro animali.Ma in quel momento i pastori e i bovari non c’erano perché era inverno”. Ecco dunque la mangiatoia di cui parla Luca.
Il vangelo dello Pseudo Matteo ci rivela, con parole di grande suggestione, che questa grotta ha in realtà un significato simbolico (XIII,2): quando arrivò il momento del parto, un angelo ordinò a Maria “di entrare in una grotta sotterranea, in cui non c’era mai stata luce,ma sempre tenebre,perché non riceveva affatto la luce del giorno. Ma all’ingresso di Maria tutta la grotta cominciò ad avere splendore e a rifulgere tutta di luce, come se vi fosse il sole. La luce divina illuminava la grotta come se lì fosse l’ora sesta del giorno, e là queste luce divina non venne mai meno, né di giorno né di notte, finché Maria rimase là”.
La grotta è dunque un’allegoria esoterica.
Cristo nasce nel profondo della terra, in un luogo dove non è mai arrivata la luce, come il seme del grano che germoglia nell’oscurità.
Cristo nasce nel profondo della terra interiore di ciascuno di noi, nella tenebra dell’indifferenza, dell’ignavia, dello scetticismo, dell’abitudine, della depressione, della paura.
Cristo nasce quando, discesi in questa terra oscura, al centro del labirinto di noi stessi abbracciamo Maria, allegoria dell’anima, la nostra forma di luce, l’immagine dell’Intelligenza creatrice.
E’ allora e solo allora che Cristo nasce da Maria e la nostra triplice totalità, corpo, spirito ed anima, si trasmuta e si fonde nel figlio di Dio.