Due fatti importanti: a Milano si apre la Conferenza nazionale della Famiglia, a Pompei si sbriciola la casa del Gladiatore, erosa dagli elementi e dall’incuria.
Il ministro Giovanardi ha detto con grande lucidità che in Italia le famiglie sono abbandonate: natalità inconsistente, appena compensata da quella delle famiglie immigrate, disgregazione sociale del Paese dove ciascuno pensa a se stesso e si è perso il senso della collettività. Disgregazione sociale e crisi della famiglia sono infatti due aspetti della stessa medaglia: l’individualismo esaperato e l’indifferenza per le necessità degli altri, la perdita della solidarietà, la cura esclusiva dei propri interessi, il consumo e l’obiettivo dell’arricchimento come unica ragione di vita. I figli sono sentiti come un peso e come una limitazione dei propri spazi di libertà, non come un dono e una risorsa. E le famiglie che mettono al mondo nuovi figli, invece di essere aiutate e incoraggiate vengono sbattute di fronte ad un muro di difficoltà: la mancanza di asili, il costo dei libri scolastici che raggiunge livelli parossistici, il costo dell’abbigliamento e via proseguendo. Non ci sono soldi per aiutare le famiglie, siamo in crisi, questa è la risposta dello Stato.
Abbiamo il patrimonio culturale più ricco al mondo e siamo fra gli stati che spendono meno per la cultura. Così i nostri istituti di restauro, che dovrebbero essere per l’Italia motivo di vanto, le nostre biblioteche, i nostri archivi, i nostri musei, i nostri archeologi sono abbandonati e devono gestire con briciole un patrimonio immenso che non ha eguali. Un patrimonio che non solo non è valorizzato come dovrebbe, ma che si fa fatica a gestire e conservare per le generazionio future. E lo stato risponde che siamo in crisi e non ci sono soldi.
Eppure per costituire nuove province i soldi ci sono, così come per aprire nuovi enti, per mantenere in vita quelli inutili…E ci sono per pagare costosissime missioni militari all’estero, missioni ipocritamente chiamate di pace che sono in realtà missioni di guerra.Che siamo andati a fare in Iraq? Che siamo andati a fare in Afghanistan? Perché abbiamo bombardato un paese amico come la Serbia? Ritiriamo i nostri soldati, salviamo le loro vite e con quei soldi sosteniamo le famiglie e salviamo il nostro patrimonio culturale.
La situazione del nostro patrimonio culturale: ci presentiamo al mondo vantandoci di come siamo ben vestiti, solamente avvolti di pezze e stracci.
Eppure, a costo di suonare insopportabilmente banale, basterebbe reinventare la burocrazia italiana: Calderoli si vanta di aver bruciato migliaia di leggi, ma vincoli, vincoletti e vincolini rimangono, spesso inutili, a milioni sul territorio a bloccare lavoro e sviluppo. Sembra che l’italia riesca a prendere solo il peggio dalle culture anglosassoni moderne: “tette e culi” in libertà, ma quando si tratta di abolire odiosi balzelli di sapore medievale, di rendere meno scomodo il lavoro per i propri cittadini, questo no, questo mai!
Noi andiamo a bombardare Belgrado (dopo aver speso milioni a centinaia, per costruire la loro infrastruttura telefonica!!), ed Erdogan, il turco, va a celebrare a Srebrenica la ricorrenza di quell’infamia, unico fra i capi di stato europei! Che figura per i nipoti della ‘Lupa’!