RenzoManetti

Architettura Sacra

Tutto in noi ed attorno a noi è energia che vibra. Ci sono luoghi sulla terra che definisco sottili, perché in essi la vibrazione che emerge dalle profondità telluriche si sposa con quella siderale e pare allentare e rendere sottile la barriera che separa la terra ed il cielo, la materia e lo spirito. In questi luoghi l’uomo ha sempre cercato di esaltare le energie naturali, attraverso manufatti, monoliti, dolmen, circoli di pietre; in seguito templi e cattedrali sempre più elaborati ma sempre costruiti secondo i ritmi del cosmo e soprattutto secondo i numeri che lo regolano. “Tutto hai disposto secondo misura numero e peso”, recita il Libro della Sapienza, dove la misura non è che numero ordinato secondo un progetto. L’edificio sacro, secondo la tradizione, ha sempre rispecchiato il progetto che Dio ha impresso nel cosmo, sia con l’abside rivolto a oriente, incardinato sul sole, sia con la pietra disposta secondo proporzioni armoniche uguali a quelle musicali delle sfere celesti. Questa tradizione non si è persa, ma si è dimenticata, per lasciare posto ad un individualismo progettuale esasperato, a forme volutamente disarmoniche e dissonanti. Spesso le chiese moderne sono riconoscibili solo dalla forma stravagante, dove la stessa croce viene torta e piegata a forme innaturali.

Tre domande io mi pongo.
Quante colpe hanno le chiese occidentali e quella cattolica innanzitutto, in questa ricerca di modernità a tutti i costi, che dimentica la tradizione e le esigenze dello spirito? La mia risposta è che la Chiesa ha molte colpe, ogni volta che si preoccupa più dell’aspetto sociale della sua missione che di quello spirituale. Aiutare i deboli e gli emarginati anche i laici lo sanno fare e spesso lo fanno meglio, ma introdurre nel mistero della resurrezione chi altri potrà farlo?
E’ sufficiente che una chiesa sia un’opera d’arte per diventare un luogo sacro? La mia risposta è no: può essere un edificio affascinante, una poesia che esprime l’individuale anelito all’infinito del suo progettista, ma non per questo diventerà un luogo che aiuti ogni spirito a riconoscere il cielo da cui proviene.
E’ sufficiente che una chiesa sia funzionale allo svolgimento della liturgia per diventare un luogo sacro? La mia risposta è ancora una volta no: anche un magazzino vuoto può ospitare un rito, ma non per questo aiuterà lo spirito a prendere il sopravvento sulla materia ed a risuonare con la stessa vibrazione della musica celeste.

In conclusione non tutta l’architettura a carattere religioso è architettura sacra. Il mondo moderno ha smarrito infatti la dimensione del sacro e di conseguenza la capacità di costruire edifici ad essa connaturati. L’architettura sacra è iniziatica, compenetrata del mistero; essa racchiude in sé le misure dell’universo ed i suoi ritmi; raccorda le vibrazioni che emergono dagli abissi della terra con quelle che provengono dalle profondità degli spazi siderali. L’architettura sacra spalanca le porte dell’infinito e introduce l’uomo nella dimensione luminosa dello spirito che non ha tempo: per questo basiliche e cattedrali sono sempre state considerate le Porte Celesti.

Renzo Manetti

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