Basilica di San Miniato al Monte – Festa di Cristo Re
Nella cripta immersa nella penombra si diffonde dall’abside la vibrazione del canto gregoriano dei monaci benedettini olivetani. Le onde modulate si riverberano sulla pietra e sul marmo, disposti secoli fa da mani sapienti con toni ed accordi che conducono alla stessa armonia.
Il canto pervade i corpi e le anime, si effonde nei recessi della mente, penetra fin nel profondo dell’anima toccando corde nascoste che, sollecitate, risuonano e rispondono con la stessa vibrazione.
Si, il coro dei monaci si unisce al coro degli angeli attorno al Trono, spalanca le porte del Cielo e trascina in alto le anime. Il velo del Tempio si tende e si assottiglia, lasciando percepire la musica ineffabile e inudibile, lasciando trasparire la forma di un’armonia perfetta che non è vedibile. La scala si distende dalla terra al cielo e le anime la salgono mentre gli angeli la discendono, così come la contemplò Giacobbe sulla pietra sacra di Bethel. Allora la Gerusalemme Celeste e la Gerusalemme terrena si spingono l’una nell’altra.
E’ qui, nel miracolo di sensazioni inesprimibili, che l’ostia e il calice si sollevano, nelle mani serene di un monaco rapito, mentre un oblato, inginocchiato davanti all’altare eleva l’adorazione di un fumo di incenso che sale con lente volute. Il fuoco dimesso e silenzioso, che consuma piano l’incenso e lo trasforma in preghiera adorante, è specchio di quel fuoco che non si spegne, del quale i monaci sono guardiani. Le parole, pronunciate nell’antica lingua sacra della Chiesa, il latino, si rivestono di una potenza trasmutante che le lingue parlate non riescono a possedere.
E’ dai monasteri e dai giovani monaci che riparte l’evangelizzazione di un Occidente decadente e neopagano, che ha venduto la sua anima per la sete inappagabile di denaro e di successo, che si immerge nei miti e nelle pratiche di un falso esoterismo, alla ricerca di una fonte che plachi la sete che il denaro e l’individualismo non placano.
Nello sfascio progressivo e inarrestabile di una società che ha perso i valori su cui si fondava, che ha trasformato la fiamma dell’amore cristiano in un tiepido buonismo, che ha sacralizzato un’economia banditesca e di rapina, i monaci custodi del Graal e della Pietra vegliano vigili, indicando l’unica acqua che può rinnovare la terra.
Si, è dai monasteri che il cammino cristiano riprenderà il suo corso, non dalle parrocchie né dagli oratori. Non ha bisogno l’Occidente di preti che scambino il proprio ruolo con quello di assistenti sociali, o diventino grigi burocrati del sacro, ma di persone consacrate che custodiscano il mistero e lo vivano, che sbriciolino le catene del tempo spingendolo verso il mistero dell’eternità. Le ore di preghiera dei monaci, che i profani ritengono una perdita del tempo, in realtà del tempo sono una sconfitta e un richiamo alla sovranità dell’eterno. La preghiera spezza la schiavitù del tempo e diffonde, attraverso il tessuto spirituale che tutto avvolge, la stessa energia che ha creato le ore ed i giorni e che, unica, sa distruggerne le catene.
La celeste vibrazione delle armonie gregoriane riporterà l’Europa al suo signore, il Cristo.