La lobby dei petrolieri è così potente da fermare anche le liberalizzazioni del governo Monti. Da quando è stato loro regalato il prezzo libero dei carburanti, con la scusa che la liberalizzazione avrebbe abbassato i prezzi favorendo la concorrenza, il costo della benzina è aumentato in modo incontrollato e immotivato. Che gli aumenti siano immotivati, lo dimostra il fatto che il prezzo del gasolio in questi anni è salito più della benzina, nonostante che il costo di raffinazione sia inferiore e che, ovviamente, il barile di petrolio sia uguale qualunque prodotto se ne ricavi. Nessun governo durante questi anni è stato capace di impedire ai petrolieri di fare cartello e di imporre i loro prezzi, facendoli subito salire appena il barile aumentava ma senza diminuirli di conseguenza quando abbassava.
Dal canto loro i nostri improvvidi governanti, invece di tassare i ricchi, non hanno trovato di meglio per far cassa che tassare le case della gente comune ed alzare le accise sulla benzina, accise sulle quali non si sono vergognati di far pagare anche l’IVA, cioè di imporre una tassa sulla tassa e di aumentare perfino quella.
Ora, la forza di persuasione dei petrolieri si rivela in tutta la sua arroganza col marcia indietro del governo Monti, il quale aveva annunciato che i distributori non sarebbero più stati obbligati ad approvvigionarsi esclusivamente dalle loro case di riferimento, ma avrebbero potuto cercare il miglior prezzo sul mercato. Era questa l’unica sacrosanta, fra le finte liberalizzazioni proposte dal governo, quella che avrebbe consentito una seppur minima riduzione del prezzo dei carburanti. Ma i petrolieri non potevano tollerare una minaccia, anche se lieve, al loro cartello ed il governo ha chinato il capo obbediente. Hanno ragioni i distributori ad arrabbiarsi ed a minacciare dieci giorni di serrata. Hanno ragione da vendere. L’acquiescenza del governo ai petrolieri è uno schifo.