RenzoManetti

“Mi manda mio Padre” di Alex

Ricevo questa mail da Alex, che per problemi al suo computer non riesce ad inserire commenti ai miei post:

“CARISSIMO, NON HO AVUTO ANCORA IL TEMPO DI RIORGANIZZARMI TECNICAMENTE PER I BLOG. HO DATO UN’OCCHIATA AL TUO CHE E’ SEMPRE ASSAI INTERESSANTE MA… MI PARE CHE IL LIVELLO SI ALZI SEMPRE PIU’ E MI RENDO CONTO DI NON ESSERE COSI’ PREPARATO PER COMMENTARE GLI INTERVENTI. SE VUOI PUOI PUBBLICARE QUALCOSA DALLA MAIL CHE TI HO INVIATO.
A CHI PARLA DI GUENON CONSIGLIEREI DI LEGGERE RUDOLPH STEINER PIU’ CHE IL BUON RENE’….
UN ABBRACCIO E DI NUOVO TANTI AUGURI, ALEX”.

Pubblico pertanto una parte di quanto mi ha inviato. Ecco qua la sua prima riflessione che mi sembra interessante.

‘Mi manda mio Padre’ è il titolo del numero speciale di Hera di questo mese. La rivista,  benché spesso imprecisa e poco attendibile nei suoi commenti e improbabili conclusioni, a volte visionaria, gnostica ed esoterica, apertamente vicina ai ‘Grandi Orienti’, è però anche interessante per le tante notizie, citazioni, informazioni ed i temi più svariati che svolge e che stimolano curiosità ed approfondimenti più precisi.Il numero di dicembre è dedicato a Gesù.Al momento ho solo avuto il tempo di dare una scorsa veloce ma mi hanno colpito alcuni passi dell’articolo ‘Quando il tempo si fermò a Bet Lehem’, di Vittorio di Cesare, che riporto:

“Come sostenne il giovane Gesù parlando nel Tempio di fronte ai dottori della legge: la sua natura era inspiegabile persino ai sapienti.
Quando nacque Yeshua Bar Yosefa, Gesù, il tempo si fermò.
Come un presepe vivente uomini e animali restarono immobili. … Se sappiamo qualcosa di quella notte lo dobbiamo alle enigmatiche pagine dei testi ‘apocrifi’, racconti nascosti, segreti, se non eretici. Le narrazioni di queste fonti riempiono i vuoti che i Vangeli canonici hanno lasciato in un resoconto che sembra univoco, così simile che gli studiosi cercano ancora la “Fonte Q” il testo dal quale furono originati tutti gli altri…. lo stesso giovane Gesù parlando nel Tempio di fronte ai dottori della Legge, definendo l’evento che Lui rappresentava troppo grande per essere compreso dai saggi: “Quelli che non conoscono l’aleph come possono parlare del thau?”(Vangelo apocrifo dello Pseudo Matteo XXXI-2)’
Già, l’Alfa e l’Omega….
‘Nei codici “Arundel 404” ed “Hereford o.3.9” si legge: “Nel più grande silenzio, in quel momento si sono fermate, tremanti, tutte le cose: infatti cessarono i venti,non dando più il loro soffio, non s’è più mossa alcuna foglia degli alberi, non s’è più udito alcun rumore di acque, non scorsero più i fiumi, non ci fu più il flusso del mare, tacquero tutte le fonti di acqua, non risuonò più alcuna voce umana: c’era un grande silenzio”.’ ….
‘Quando nacque Gesù a Betlemme calò un improvviso silenzio che avvolse anche il cosmo sintetizzando un fenomeno predetto dalle parole dell’Antico Testamento: “Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele” (Num. 24,17). Ermetismo che annunciava un’altra profezia: “cammineranno i popoli della terra alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere” (Is. 60,3). L’epoca delle spade trasformate in aratri era però ancora lontana. Quel messia neonato non avrebbe cambiato nulla materialmente, tranne diffondere la speranza, cosa che i vecchi dèi non avevano saputo fare. Da allora in Israele sarebbe stato un susseguirsi incredibile di fatti a partire da quella grotta. I templi, ha scritto il mitologo Joseph Campbell, sono eretti per celebrare il miracolo della perfetta centralità, diventano un luogo attraverso il quale passa l’eternità. Un Omphalos, continua Campbell, “produce tutto il male e il bene del mondo, il brutto e il bello, il peccato e la virtù, il piacere e il dolore” Betlemme diventò il nuovo Templum e lo è ancora dall’epoca di Costantino che consegnò quel villaggio alla storia,aggiungendolo agli innumerevoli altri luoghi sacri di una Israele diventata un paese Tempio”.

Ma Alex non si è fermato qui ed ha aggiunto un p.s., con una domanda. Anche questa inserisco:

“P.S. Ho letto un interessante articolo di Scalfari su l’Espresso (www.espressonline.it)  dell’11 dicembre intitolato ‘Il rischio della fede’ ove commenta il libro del Cardinale Martini “Conversazioni notturne a Gerusalemme” e il suo sottotitolo “Sul rischio della fede”.Cita alcuni pregnanti passi dell’autore; mi ha colpito che Scalfari nota che il Cardinale ‘usa raramente la parola Cristo mentre il nome Gesù ricorre più volte in tutte le pagine. Si direbbe che il Figlio dell’Uomo per Martini sia molto più pregnante del Figlio di Dio.’
Che cosa ne pensi?
Un abbraccio e buon Natale, Alessandro”

Exit mobile version