I termini microcosmo e macrocosmo, nel pensiero laico, indicano semplicemente le aggregazioni infinitamente grandi e infinitamente piccole della materia. Dalle particelle subatomiche alle galassie la realtà visibile è unica, unica la materia, unica l’energia che la lega e che la muove, continuamente trasformandosi. Anche i legami della materia e le forme armoniche in cui si esprimono sono uguali nel macrocosmo e nel microcosmo.
Nel pensiero tradizionale microcosmo e macrocosmo significano invece altro. Il cosmo, come scrive Cicerone nel Somnium Scipionis, è il Tempio di Dio. I cieli dei pianeti sono una scala che conduce dalla terra al cielo delle stelle fisse, sede delle anime, e al di sopra all’Empireo, il luogo senza luogo e senza tempo, dove la materia è semplicemente energia spirituale. Il Luogo è per questo uno dei termini con cui la mistica ebraica indica Dio, che è il luogo del Tutto.
Il macrocosmo è una realtà dove, ascendendo, la materia si intride di spirito in modo crescente, si rarefa progressivamente, per divenire nell’Empireo unicamente anima, l’energia che tutto pervade.
“Ciò che è in alto e come ciò che è in basso”, recita la Tavola di Smeraldo. Nella scala che ascende dalla materia allo spirito puro, tutto è pervaso dalla stessa energia. Gli antichi hanno sempre avuto la consapevolezza che in basso e in alto tutto è stato creato e ordinato con i medesimi rapporti armonici e musicali, che tutto l’universo è costruito con gli stessi mattoni. Quest’ordine è una parola, un Verbo che, pronunciato fuori dal tempo, ha creato il tempo e nel tempo continua a vibrare con toni musicali. Le nuove frontiere della fisica stanno confermando quanto gli antichi avevano intuito grazie alla loro consapevolezza spirituale. Perché in noi tutto si riassume. L’uomo, inteso come uomo e donna, come persona, è un microcosmo, immagine e specchio del tutto.
In alcuni amboni di chiese romaniche si trova scolpita un’immagine strana: tre figure sovrapposte di un leone, di un uomo e di un’aquila. Il leone sta in basso, l’aquila in alto e l’uomo in mezzo, unito ad entrambe. Sembrano a prima vista un’icona incompleta degli evengelisti: Marco il leone, Giovanni l’aquila, l’uomo o l’angelo Matteo. Manca tuttavia il toro o bue dell’evangelista Luca. Perché?
Perché non siamo in presenza dei simboli degli evangelisti, ma di un’icona esoterica del mistero ermetico del Tutto. Il leone è infatti immagine della materia, perché è signore del mondo animale; l’aquila è immagine dello spirito, perché è signora dei cieli. L’uomo-donna unisce in sé la terra ed il cielo, la materia e lo spirito. Lo spirito tutto pervade, ma in modo crescente: rarefatto nella pietra e nella terra, più forte nel mondo vegetale, elevato in quello animale, assoluto e possente nei cieli. La testa dell’uomo è sotto l’aquila, perché l’intelligenza è pura energia spirituale; i suoi piedi sul leone, perché egli è fatto di materia. L’uomo-donna è il punto di equilibrio fra materia e spirito ed in lui tutto l’universo si riassume come in un microcosmo. La materia di cui siamo fatti si scomporrà e cambierà di stato, l’intelligenza permarrà in eterno, perché essa è parte della Parola che in eterno vibra come anima del cosmo.
Il mistero del macrocosmo e del microcosmo è riassunto tutto nella frase della preghiera pronunciata dal Verbo: “fiat voluntas tua sicut in coelo et in terra”. La voluntas del Padre è l’ordine intelligente, che si effonde dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo, dallo spirito alla materia. La voluntas si imprima in noi, nella memoria della nostra mente, e la memoria individuale rimarrà perenne.
In noi è il VERBO eterno: noi siamo ETERNI.