…Per mezzo di Lui e in vista di Lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della Sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli (Colossesi 1,20)
Per gli antichi il concetto di sacrificio per ottenere il favore della divinità e allontanare il male era consueto: così agli dei si sacrificavano le primizie del campo, gli animali più belli. Appariva dunque comprensibile che il Cristo si offrisse in sacrificio per sconfiggere il Male, quello dell’Agnello di Dio era un simbolo di immediata comprensione. A noi tutto questo risulta invece estraneo ed è opportuno che cerchiamo parole e significati nuovi per comprendere la Croce.
Ci è tuttavia comprensibile, ci coinvolge emotivamente e ci commuove il concetto di sacrificarsi per gli altri: Salvo d’Acquisto offre la sua vita al posto di quella dei civili, padre Kolbe per i gli altri prigionieri del lager nazista. Questo è un modo attuale di comprendere la Croce: una Persona si è sacrificata sull’altare del Male, per evitare che il Male sacrificasse noi.
Ma c’è anche un altro aspetto.
Il dolore è parte della nostra esistenza e, per quanto cerchiamo di evitarlo, prima o poi ci aggredisce.
Eppure persone sensibili nello spirito hanno compreso e sperimentato che offrendo il dolore lo sublimiamo e ne sprigioniamo un’energia capace di influire sulle cose e sugli avvenimenti (“Chi mi vuol seguire rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Mc 8, 27-35). Intendiamoci: il dolore non va cercato, perché appartiene al Male. Ma offrendo il dolore che non possiamo evitare lo trasmutiamo in un Bene, che induce effetti benefici nel continuum spirituale che tutto avvolge. Il dolore cosmico della Croce, trasformato in offerta, ha distrutto e continua a distruggere il potere del Male, convertendolo in Bene.