Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il Tuo Nome,
venga il Tuo regno,
sia fatta la Tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
rimetti a noi in nostri debiti,
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non indurci in tentazione,
ma liberaci dal maligno.
Mi ha colpito nel Pater Noster la ripetizione costante dell’aggettivo possessivo “nostro”; il senso sarebbe comprensibile anche senza. Avremmo infatti: dacci oggi il pane quotidiano, rimetti a noi i debiti come li rimettiamo ai nostri debitori…
Mi sono così accorto che anche l’aggettivo “Tuo” viene ripetuto con insistenza.
Contiamo e vedremo che “Tuo”, riferito a Dio, è pronunciato tre volte, mentre “nostro”, riferito all’uomo, quattro.
E’ un caso?
La triplicità, con cui Dio si manifesta, si accosta alla quadruplicità del mondo sensibile e forma il sette, il numero della creazione.Triplice è il ritmo della vita arcana e misteriosa dell’Inconoscibile, mentre il mondo ed il tempo si racchiudono nel quattro: quattro direzioni cardinali, quattro elementi,quattro stagioni, quattro cicli lunari… L’infusione dell’energia creatrice nella materia è così simboleggiata dal sette, numero della completezza.
I tre aggettivi divini “Tuo” non precedeno i quattro aggettivi materiali “nostro”, ma si inseriscono fra il primo e gli altri tre. L’energia creatrice non si congiunge dunque alla materia,vi è immersa, è già nel suo profondo. Materia e Spirito formano un’unità. Dio non va cercato al di fuori di noi, ma dentro di noi, dove sta da sempre. I cieli dove risiede sono quelli della nostra anima.
La preghiera che il Cristo ci ha insegnato racchiude in sé la lingua degli angeli.