Scrive Pier Luigi Vercesi per il Corriere della Sera: “Robert Yastrow,brillante astrofisica americano negli anni d’oro della conquista dello spazio, da studioso agnostico descrisse l’incubo dello scienziato contemporaneo: ‘Ha scalato le montagne dell’ignoranza, sta per raggiungere la vetta più alta, e nel momento in cui supera l’ultimo sperone roccioso viene salutato da un gruppo di teologi che risiedono lì da secoli’”.
La fisica dei quanti ci pone di fronte ad un universo nuovo, nel quale le leggi newtoniane non hanno più ragion d’essere, nel quale le dimensioni dello spazio e del tempo sono superate. Le teorie che gli scienziati vanno via via elaborando, fin dai tempi ormai lontani di quella del Big Bang, somigliano in modo impressionante ai miti dell’antichità, a rivisitazioni di ancestrali epopee cosmologiche, a nuove versioni di una Genesi, nella quale il lessico sacro è stato sostituito da quello tecnico della fisica, lasciando inalterati i concetti.
La scienza, con le sue scoperte, sembra inesorabilmente ricondurre a quanto l’uomo antico sapeva intuitivamente, grazie alla sua coesione intima col Tutto: ciò che è in alto è come ciò che è in basso e tutto è Uno.