Con intensità e gradazioni diverse, dalla materia alla vita, c’è un’intelligenza diffusa e spesso silente che pervade il cosmo. C’è intelligenza nascosta nell’intimo delle pietre e dei minerali, c’è un’intelligenza silenziosa nelle piante, c’è un’intelligenza vivace negli animali, c’è nelle persone la manifestazione di intelligenza più alta che conosciamo. Che conosciamo, sì: non dobbiamo presumere di essere noi l’espressione più alta dell’intelligenza, perché nell’immensità del cosmo esistono con tutta probabilità forme ancora più evolute, forse quelle stesse che chiamiamo simbolicamente angeli.
L’umanità è dunque parte di un continuum intelligente che è l’intima anima del cosmo, creatrice della vita che emerge dalla materia.
Quella che i platonici definivano Anima Mundi, Anima del Mondo, è proprio questa intelligenza immateriale.
E’ questo che la Genesi intende scrivendo: “Facciamo l’umanità a nostra immagine, a nostra somiglianza”.
A Sua immagine, come parte dell’intelligenza cosmica, o meglio pre-cosmica.
Ma allora ecco che l’antico simbolo del Dio rappresentato come un Padre barbuto e canuto è davvero il più adatto a definire questa Intelligenza da cui emaniamo e di cui siamo partecipi come figli.
Ciascuno di noi è Figlio di Dio, simili a quel Gesù che è la primizia, il primogenito, non per data di nascita, perché il tempo non esiste nell’Intelligenza, ma per assoluta e totale identificazione col Padre.
Il cosmo è Pensiero di un’unica Mente. Ma anche questo è un parlare simbolico.